09 Giu Oro al bivio tra la vita e la morte
Dopo la compressione di volatilità di aprile e maggio, sapevamo che l’oro era ormai una molla pronta a scattare e non ci ha deluso, scegliendo oltretutto la direzione più probabile: il ribasso.
Ma la spinta ribassista, seppur violenta, è stata di breve durata; sfondato il supporto di 1.280 dollari l’oncia, i prezzi hanno oltrepassato l’ulteriore zona chiave di 1.250, ma fermandosi poco oltre: intorno a 1.240.
Le parole di Draghi, oltre a fornire la spinta alle quotazioni azionarie, hanno riportato i prezzi al di sopra di 1.250; un controsenso se pensiamo che l’oro, come bene rifugio, dovrebbe muoversi in controtendenza, ma pienamente spiegabile dal fatto che le manovre non convenzionali delle banche centrali forniscono talmente tanta liquidità da spingere le istituzioni a comprare tutto ciò che è comprabile.
A complicare il quadro c’è il famoso death cross, l’incrocio mortale fra le medie mobili a 50 e 200 giorni; rappresenta più che un presagio visto che, nel febbraio dell’anno scorso, aveva aperto le porte degli inferi facendo precipitare le quotazioni da 1.650 a 1.180 dollari l’oncia in soli quattro mesi.
Diversi siti e carta stampata, e solo il cielo può sapere chi ha copiato da chi, hanno riportato le parole di Ole Hansen, commodity strategist di Saxo Bank, secondo cui: “Perché la croce della morte abbia davvero significato, l’inclinazione delle due medie mobili deve essere per entrambi orientata al ribasso, come nel caso dello scorso venerdì”, (si riferisce a venerdì 30 maggio, ndr).
In realtà se si osservano attentamente i due periodi, febbraio 2013 e maggio 2014, la media mobile a 200 giorni (linea rossa) nel momento dell’incrocio è pressoché orizzontale e l’inclinazione al ribasso avviene in un periodo successivo. È come il quesito su chi sia nato prima: l’uovo o la gallina; è evidente che l’inclinazione della media avvenga a seguito del ribasso dei prezzi e non viceversa.
Inutile speculare ulteriormente su questo aspetto, basterebbe ricordare che le medie mobili sono un derivato dei prezzi e non il contrario; se l’editore deciderà di tradurre in inglese la mia “Guida all’analisi tecnica” ne farò volentieri dono a Ole Hansen.
Personalmente penso che questa volta la croce della morte avrà un impatto più contenuto; gli spazi di discesa ci sono ancora, magari per tornare a rivedere quei minimi di 1.180, ma non dobbiamo sottovalutare che i prezzi medi di produzione sono ormai vicini e i ribassisti rischiano di trovarsi con il cerino in mano.
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