Il presunto rallentamento cinese

Il presunto rallentamento cinese

Dopo un lungo periodo in cui molti osservatori hanno previsto un rallentamento cinese, è opportuno evidenziare alcuni fatti per cercare di fare il punto della situazione. Lo spunto per scrivere questo articolo è arrivato da una notizia di grande impatto psicologico: la Cina ha superato gli USA come primo importatore di petrolio al mondo.

In parte questo fenomeno è generato dall’aumento della domanda cinese e in parte è dovuto alla rinascita della produzione USA.

I seguenti grafici, che riportano la produzione, consumi e importazioni di questa importante materia prima, possono aiutare a capire l’attuale tendenza. La domanda cinese è sempre più vorace, mentre quella americana si trova in calo, un fatto che si combina con la rinascita della produzione autoctona USA per ridurre notevolmente le importazioni (area beige con scala destra). [1]
È importante notare che i consumi USA continuano ad essere molto più alti rispetto a quelli cinesi in termini assoluti (rispettivamente 18,5 e 10,5 milioni di barili al giorno), il che crea uno squilibrio enorme a livello procapite; infatti, tenendo in considerazione il numero degli abitanti, gli USA consumano 7,5 volte ciò che consuma la Cina.

Figura 1 – Produzione e consumi di petrolio in Cina (Elaborazione Mazziero Research su dati BP Statistical Review) – Cliccare per ingrandire

Figura 2 – Produzione e consumi di petrolio negli USA (Elaborazione Mazziero Research su dati BP Statistical Review) – Cliccare per ingrandire

Il fatto che la tendenza cinese sia indirizzata verso un continuo aumento dei consumi energetici non dovrebbe stupire, quando si considera l’aumento del suo GDP a partire dalle riforme della fine degli anni ’70 (si veda la Figura 3, che riporta l’andamento in base alla teoria della parità dei poteri di acquisto).

Figura 3 – Andamento Pil cinese (Elaborazione Mazziero Research su dati Thomson-Reuters) – Cliccare per ingrandire

Un’osservazione piuttosto banale che deriva dall’esame della Figura 3 è che un rallentamento della crescita cinese potrebbe avere un significato minore nel 2013 rispetto a qualche anno fa, dato che l’economia ormai è arrivata a un livello importante in termini assoluti. Per fare due esempi concreti: una crescita del 5% nel 2013 significa un aumento in termini assoluti superiore rispetto al 2004. Un aumento di soli 2% significa un aumento superiore ripsetto al 1999. Più grande diventa l’economia cinese e meno importante è il suo tasso di crescita in termini percentuali.

Si considerino inoltre le dinamiche in un altro mercato molto importante per l’economia mondiale: la produzione e i consumi di acciaio. La Cina gioca un ruolo molto importante in questo mercato in quanto è il più grande importatore di minerale ferroso (più della metà delle importazioni mondiali), nonché il maggior produttore di acciaio (quasi la metà della produzione mondiale allo stato grezzo). I numeri assoluti sono impressionanti e la crescita della produzione cinese ha avuto l’effetto di aumentare notevolmente la produzione mondiale negli ultimi anni (si veda la Figura 4).

Figura 4 – Produzione mondiale dell’acciaio (Elaborazione Mazziero Research su dati World Steel Association) – Cliccare per ingrandire

 

Se si guarda la produzione cinese a livello procapite, però, viene l’idea che la sua produzione potrebbe non essere poi così eccessiva (si veda la Figura 5). Risulta inferiore sia alla Corea del Sud che al Giappone, due nazioni che esportano una grande quantità di prodotti contenenti acciaio (ad esempio navi e automobili). La differenza più importante si trova tra la Cina e l’India, ovvero l’unica altra nazione paragonabile alla Cina in termini di popolazione. Probabilmente la differenza è più un sintomo della mancanza di sviluppo in India che a un eccesso di produzione in Cina.

 Figura 5 – Produzione pro capite dell’acciaio (Elaborazione Mazziero Research su dati World Steel Association) – Cliccare per ingrandire

In tutto questo, occorre notare come la Cina mantenga la sua competitività commerciale con gli altri paesi nel mondo, come evidenziato dall’andamento della bilancia commerciale (si veda la Figura 6). A giudicare dall’andamento dei primi 9 mesi del 2013, sembra che anche quest’anno sia destinato a chiudersi in forte attivo. Una nazione che importa gran parte delle materie prime che servono per il suo sviluppo si troverebbe con un disavanzo nella bilancia commerciale se quelle importazioni fossero impegnate nei consumi interni; invece, la Cina investe in capacità produttiva per esportare, a differenza di molte nazioni sviluppate.

Figura 6 – Andamento Bilancia commerciale cinese (Elaborazione Mazziero Research su dati Thomson-Reuters) – Cliccare per ingrandire

È tuttavia possibile che un forte rallentamento cinese sia in agguato, con conseguenze a catena per l’economia mondiale? Certamente non lo si può escludere del tutto, anche perché i dati macroeconomici cinesi probabilmente vengono “massaggiati” in una certa misura.

Un’eventuale transizione da economia impostata verso le esportazioni a una più concentrata sui consumi interni potrebbe portare a delle dislocazioni temporanee, forse anche a causa del minor controllo della popolazione da parte del governo (l’aumento del benessere, nonché il miglioramento della tecnologia di comunicazione rende un controllo assoluto sempre più difficile).

Inoltre, gli investimenti cinesi, a quanto pare, possono avere delle logiche non strettamente commerciali e questo significa un’allocazione del capitale non efficiente che potrebbe minare la futura crescita economica. Non si può negare, però, che la Cina si potrà sviluppare ancora molto prima di avvicinarsi al livello di benessere dei paesi sviluppati. Quel tema macroeconomico sembra ancora lontano dall’esaurimento.

 

[1] I grafici sono aggiornati al 2012, mentre il “sorpasso” cinese è avvenuto nelle ultime settimane.

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Andrew Lawford
andrew@mazzieroresearch.com
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