30 Ago Rientro dallo smart working e aumento del PIL
Nel corso del fine settimana sono giunte via social numerose richieste di chiarimenti relativamente all’articolo a firma Andrea Bassi dal titolo “Statali, stop allo smart working a fine settembre tutti in ufficio” pubblicato da Il Messaggero il 27 agosto 2021.
Nell’articolo viene citata la stima della Mazziero Research che indicherebbe da un lato un PIL del 5,7% nel 2021 e dall’altro la possibilità di un’ulteriore crescita del 2% circa in 12 mesi in caso di normalizzazione dell’attività lavorativa in presenza e rientro dallo smart working.
Questa nostra stima è stata rilasciata nel comunicato stampa del 5 agosto (questo il Link del comunicato) e già precedentemente diffusa da alcuni organi di stampa.
Riportiamo di seguito, per comodità, il relativo passaggio del comunicato stampa, mentre in alto è possibile osservare il grafico a corredo.
Un rientro dallo smart working contribuirebbe al ritorno alla normalità e fornirebbe una spinta a settori che ancora non hanno avuto modo di recuperare pienamente come ristorazione collettiva, caffetteria, abbigliamento e altre attività indotte che consentirebbero di far crescere ulteriormente il PIL di circa il 2% su base annua (stima approssimativa dopo 12 mesi dal rientro).
Al tempo stesso un rientro dallo smart working, se non adeguatamente concertato, potrebbe porre sotto pressione il trasporto locale in termini di disponibilità di conduttori e di mezzi, che dopo un periodo di inattività, dovrebbero essere posti nuovamente in condizioni di efficienza.
Questa stima con relativo grafico è stata pubblicata nel nostro sito alla pagina dedicata ai conti italiani (Link).
A tale misura, utilizzando come per altri istituti di ricerca modelli proprietari sviluppati nel tempo, si è giunti con due modalità empirica e analitica.
Per via empirica osservando che secondo le nostre stime di crescita PIL il 2021 potrebbe chiudersi con un progresso del 5,7% e con una differenza negativa rispetto ai livelli pre-pandemici compresa tra il 2 e il 2,7%.
Considerando che attualmente la manifattura, nel suo complesso, ha più che ripreso la capacità produttiva e le esportazioni stanno procedendo positivamente, la parte mancante è quella relativa ai servizi e in particolare a quelle attività che ancora non hanno avuto modo di recuperare pienamente.
Fra queste vi sono anche settori che nulla hanno a che fare con lo smart working come, ad esempio, lo svago e l’intrattenimento, tuttavia queste incidono marginalmente.
Vi sono invece settori come ristorazione collettiva, caffetteria, abbigliamento e altre attività indotte come i trasporti che hanno maggiormente risentito da una minore attività lavorativa in presenza, e proprio da questi settori è mancato il contributo sui fattori di crescita.
Secondo le nostre stime la piena ripresa delle attività in presenza consentirebbe di colmare ulteriormente il gap del PIL rispetto ai livelli pre-pandemici, fornendo una crescita aggiuntiva del PIL di circa il 2% su base annua (stima approssimativa dopo 12 mesi dal rientro).
Il processo di calcolo per via analitica, sebbene dovrebbe fornire risultati più precisi, in realtà presenta delle criticità per la frammentarietà dei dati specifici dei singoli settori coinvolti; tale frammentarietà ha costretto a delle interpolazioni che potrebbero aver introdotto delle distorsioni. Nel complesso si è giunti comunque a risultati similari, pur con le incertezze sopra accennate.
Occorre precisare che il rientro dallo smart working da noi considerato comprende sia il settore pubblico sia quello privato.
Al tempo stesso si tratta di stime che comportano, come si può intuire, un margine di incertezza dovuto alle numerose variabili indipendenti che lo compongono e alle diverse modalità di attuazione di un rientro anche parziale e/o graduale dell’attività in presenza.
A differenza delle nostre stime mensili sul debito, dove abbiamo una lunga serie di proiezioni con relativa tabella di affidabilità pubblicata nel nostro sito, sul tema dello smart working la nostra valutazione può solo essere posta al confronto dei dati ufficiali a consuntivo, pur nutrendo una buona fiducia sulla loro attendibilità.
Il nostro studio inoltre non entra nel merito di decisioni politiche, che non attengono alla nostra competenza, ma come le altre proiezioni si limitano alla quantificazione prospettica di grandezze economiche, esattamente come molti istituti di ricerca fanno applicando metodi e regole proprietari.
A tal proposito si precisa che i modelli applicati nella formulazione delle nostre stime sono il frutto di ricerche validate nel corso degli anni – la Mazziero Research pubblica un Osservatorio sui conti italiani dal 2011 – e quindi costituiscono proprietà intellettuale, per tale motivo questi non possono essere rilasciati.
Fonti di consultazione:
- Comunicato Stampa Mazziero Research del 5 agosto 2021
- Pagina dedicata con tutte le stime sui conti economici italiani (costantemente aggiornata)
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