Le aziende aurifere sono sottovalutate

Le aziende aurifere sono sottovalutate

Riprendiamo di seguito per chi non avesse avuto l’opportunità di leggerlo l’articolo della Mazziero Research pubblicato il 18 gennaio dal sito ITForum.

L’avvento degli ETC ha costituito una grossa opportunità per gli investitori, consentendo di investire direttamente sulle singole materie prime con importi accessibili a tutti.
Senza questi strumenti, investire in materie prime sarebbe stato senz’altro più complicato dovendo contrattare dei derivati nelle borse degli Stati Uniti con valori nominali anche elevati. A titolo di esempio il contratto del petrolio controlla 1.000 barili per un valore di quasi 95.000 dollari, mentre per l’oro vengono trattate 100 once per un valore di circa 168.000 dollari (non sono stati presi in considerazione i mini contratti future che nel caso del petrolio hanno un valore dimezzato, mentre per l’oro hanno un nominale pari a un terzo del contratto standard). Trattandosi di derivati, la somma necessaria per acquistare o vendere è inferiore al valore nominale, ma ciò va a discapito della rischiosità.

L’utilizzo degli ETC, abbassando di fatto la soglia di investimento, ha costituito anche un’ulteriore semplificazione: orientare la preferenza di investimento direttamente sulle materie prime a scapito dell’investimento in aziende che producono e trasformano le materie prime.
Da un lato questo spostamento ha costituito un’opportunità dato che investire in materie prime e investire in un’azienda non può essere considerato equivalente; da un lato abbiamo a che fare con la domanda e l’offerta di una risorsa naturale, dall’altro invece dobbiamo fare i conti con il bilancio di un’azienda, il suo indebitamento e l’efficienza dei processi produttivi.
Un esempio emblematico sulla differenza dei due investimenti si può riscontrare nel caso di una dichiarazione di sciopero da parte dei minatori e va detto che talvolta questi scioperi possono anche protrarsi per mesi.
Se la miniera è sufficientemente grande da influenzare i volumi di offerta, la carenza di materia prima provocherà un innalzamento dei prezzi; per contro la compagnia estrattiva soffrirà un mancato introito e quindi le quotazioni saranno destinate a contrarsi.

Quindi se da un lato il posizionamento sulla materia prima diretta ha la sua ragion d’essere, dall’altro si possono assistere a degli evidenti squilibri; è il caso del settore aurifero, dove ormai l’investimento nel metallo giallo, quando non comporta l’acquisto di oro fisico, viene fatto quasi esclusivamente con ETC o Certificati.
Sempre più raramente vengono prese in considerazione le aziende aurifere, che effettivamente presentano una complessità maggiore e presuppongono la conoscenza di fattori specifici del comparto minerario.

Tutto ciò ha portato a una progressiva sottovalutazione delle aziende aurifere nei confronti del prezzo dell’oro; nella figura possiamo osservare la divergenza fra l’andamento del metallo giallo e l’andamento dell’indice Nyse Arca Gold Bugs, un paniere composto da 16 aziende estrattive che non effettuano una copertura (vendita a termine) della produzione superiore ai 18 mesi. Il confronto è fatto in termini relativi, ponendo a base 100 il livello a inizio 2011; la fluttuazione del cambio euro/dollaro è in questo caso ininfluente.

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E’ abbastanza evidente come negli ultimi due anni le azioni minerarie abbiano perso circa il 40% rispetto all’andamento del prezzo dell’oro. Se possiamo definire giustificabile in una certa misura questa divergenza, visto che un calo dei prezzi dell’oro incide direttamente sui profitti di queste aziende a fronte di costi invariati, dobbiamo nel contempo constatare che tale differenza ha raggiunto livelli eccessivi.

Le attuali quotazioni delle singole società presuppongono un valore delle riserve accertate (oro presente con certezza ed estraibile con profitto mediante le tecnologie attualmente esistenti) che in taluni casi è ben al di sotto dei 500 dollari l’oncia a fronte di un prezzo dell’oro poco al di sotto dei 1.700 dollari.
Come sempre il mercato si renderà conto a un certo punto di questa anomalia nella valutazione e tenderà ad allinearsi in modo violento, con apprezzamenti che, nel caso di un rinnovato vigore dell’oro, potrebbero essere a doppia cifra.

L’investitore intelligente non deve attendere il violento movimento di rialzo per investire in queste aziende, ma deve prendere posizione quando il mercato sembra disinteressarsi a queste società; la Mazziero Research ha realizzato numerosi studi sulle compagnie minerarie e periodicamente rilascia un aggiornamento del report L’oro e gli strumenti di investimento, inoltre il know how acquisito viene già attualmente utilizzato da alcune case di investimento.
Per informazioni in merito è possibile scrivere a Info.

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Maurizio Mazziero
maurizio@mazzieroresearch.com

Fondatore della Mazziero Research, socio Professional SIAT (Società Italiana di Analisi Tecnica), si occupa di analisi finanziarie, reportistica e formazione. Partecipa al Comitato di Consulenza di ABS Consulting, collabora con OROvilla per le dirette social settimanali e la redazione del mensile ORONews. Autore di numerosi libri, fra cui “Investire in materie prime” e “Guida all’analisi tecnica”, viene spesso invitato come esperto di mercati ed economia in convegni, seminari e programmi radiotelevisivi; pubblica trimestralmente un Osservatorio sui dati economici italiani.

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