ITALIA e FRANCIA specialisti in debito e deficit

ITALIA e FRANCIA specialisti in debito e deficit

Il grafico qui sopra mostra il livello del rapporto deficit/PIL di Italia e Francia dal 2008 al 2017.

Gli istogrammi in blu sono quelli relativi all’Italia, quelli rossi alla Francia, mentre la zona colorata in verde chiaro mostra il livello al di sotto del limite del 3,0% di deficit/PIL (uno dei parametri di Maastricht).

E’ abbastanza facile cogliere a colpo d’occhio che dal 2012 al 2017 l’Italia ha sempre mantenuto un rapporto deficit/PIL inferiore al 3,0%, mentre gli anni in cui questo valore è stato superato sono stati quelli compresi tra il 2009 e 2011.

Ben diversa è stata la dinamica della Francia che costantemente dal 2008 al 2016 ha mantenuto un rapporto deficit/PIL superiore al 3,0%, scendendo al di sotto di questo limite solo nel 2017.

Come ben noto l’Italia è in una fase di negoziazione con la Commissione Europea avendo indicato per il 2019 un rapporto deficit/PIL al 2,4%, gli aspetti critici sono stati ben riportati nel 32° Osservatorio sui dati economici italiani e riguarderebbero sia le stime di crescita PIL ottimistiche sia una dinamica di riduzione del debito insufficiente.

La Commissione Europea avrebbe quindi intenzione di aprire una procedura non per deficit eccessivo, che rimarrebbe comunque al di sotto del 3,0%, quanto di debito eccessivo.

Per evitare tale procedura, il Premier Conte avrebbe in queste ore presentato una revisione della manovra di bilancio per scendere con il rapporto deficit/PIL al 2,04%. La Commissione Europea avrebbe apprezzato questi passi di avvicinamento, ma sembrerebbe considerare ancora insufficienti i valori proposti.

Il grafico sopra ci mostra i rapporti deficit/PIL stimati sia per il 2018 sia per il 2019 per Italia e Francia. In particolare proprio la Francia, dopo il discorso alla nazione di Macron di lunedì, vedrebbe nuovamente balzare verso l’alto il deficit/PIL 2019 che potrebbe raggiungere il 3,4% o più a seguito di maggiori spese per una decina di miliardi. Una misura indispensabile sia per la Francia, per sedare la rivolta dei gilet jaunes, sia per l’Europa per tentare di scongiurare un voto punitivo alle elezioni europee di maggio del prossimo anno.

La valutazione dell’ennesimo sforamento da parte di Moscovici, in passato ministro delle finanze francesi, è stata a dir poco bonaria “Superare il limite del deficit al 3% è possibile in modo limitato, temporaneo e in condizioni eccezionali, non deve prolungarsi per due anni consecutivi né eccedere il 3,5% per anno.”

Siamo di fronte a una valutazione che non tiene minimamente conto di quale sia stata la tendenza francese degli anni scorsi e a chi ha rilevato un differente atteggiamento nei confronti dell’Italia, Moscovici ha risposto che “il paragone con l’Italia è seducente ma sbagliato perché le situazioni sono totalmente differenti. La Commissione europea sorveglia il debito italiano da diversi anni, non l’abbiamo mai fatto per la Francia” (intervista a Le Parisien).

Forse il problema è proprio questo, ci verrebbe da dire…

Va comunque considerato che sia Italia sia Francia sono specialisti in termini di debito e deficit; la Francia prevale sul deficit, mentre l’Italia prevale sul debito. Come si può notare dal grafico qui sopra le tendenze del debito sono state in aumento per entrambe.

L’Italia si è mantenuta più stabile negli ultimi anni, ma il livello nettamente superiore alla Francia insieme alle mancate promesse di un suo abbassamento continua a creare effetti destabilizzanti nella credibilità del nostro paese e nella solidità delle finanze pubbliche.

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Maurizio Mazziero
maurizio@mazzieroresearch.com

Fondatore della Mazziero Research, socio Professional SIAT (Società Italiana di Analisi Tecnica), si occupa di analisi finanziarie, reportistica e formazione. Partecipa al Comitato di Consulenza di ABS Consulting, collabora con OROvilla per le dirette social settimanali e la redazione del mensile ORONews. Autore di numerosi libri, fra cui “Investire in materie prime” e “Guida all’analisi tecnica”, viene spesso invitato come esperto di mercati ed economia in convegni, seminari e programmi radiotelevisivi; pubblica trimestralmente un Osservatorio sui dati economici italiani.

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