15 Giu AGGIORNAMENTO – Un piano UE per facilitare la ristrutturazione dei titoli di Stato… e il pensiero vola all’Italia
AGGIORNAMENTO del 15 giugno 2019
Il piano per semplificare le procedure per la ristrutturazione dei titoli di Stato della zona euro è stato approvato dall’Ecofin; ne dà notizia Reuters ripresa anche dal NYTimes.
Come già spcificato nell’articolo di ieri (si veda sotto) la norma si applicherà alle obbligazioni emesse a partire dal 1 gennaio 2022 e con scadenze superiori a un anno, semplificando le precedenti clausole di azione collettiva.
Il testo dell’accordo non sarà pubblicato sino a quando non saranno approntate le linee guida e le corrette intepretazioni del provvedimento, che dovranno essere approvate dai Governi dell’Unione Europea. Indicativamente si dovrà attendere sino a dicembre.
I tecnici europei hanno affermato che le misure saranno neutrali per la maggior parte dei paesi, ma è altrettanto chiaro che l’Italia si trova in una posizione debole, a causa del debito elevato, e gli investitori potrebbero richiedere rendimenti maggiori per l’aumento del rischio di ristrutturazione (default) con conseguente aumento dello spread.
Di seguito l’articolo pubblicato ieri.
Articolo del 14 giugno 2019
Secondo indiscrezioni alla riunione di oggi 14 giugno dell’Ecofin, che riunisce i ministri dell’economia e finanze degli Stati UE, si inizierebbe a parlare di come semplificare le procedure per la ristrutturazione dei titoli di Stato della zona euro; ne dà notizia Reuters dopo aver consultato un documento riservato.
Ricordiamo che ristrutturare i titoli di Stato è l’espressione gentile per descrivere un default che porterebbe alla modifica dei pagamenti di capitale o interessi sui titoli emessi dagli stati, oggi sono soggetti alle clausole di azione collettiva (si veda a tal proposito il nostro articolo del 2013).
Sempre secondo Reuters, se approvato, si applicherebbe alle obbligazioni emesse a partire dal 1 gennaio 2022 e con scadenze superiori a un anno, mediante un “voto aggregato unico” consentirebbe alle decisioni di ristrutturazione di includere tutte le obbligazioni emesse da uno stato, semplificando così le precedenti clausole.
Francia (debito/PIL 98,4%) e Italia (debito/PIL 132,2%) si mostrerebbero scettici sulla misura, preoccupati che questa potrebbe aumentare i rendimenti sulle obbligazioni dei governi con alto debito, dato che sarebbero percepiti dagli investitori come a maggior rischio di essere ristrutturati.
Al momento non vi sono molte notizie, ma sembrerebbe una norma studiata appositamente per l’Italia, anche come arma da porre sul tavolo dei negoziati sulla procedura per debito eccessivo.
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