03 Apr Troppa soia fa male, meglio pop corn
Venerdì nero per la soia a Chicago, crollata di 17 centesimi per bushel (per ogni contratto equivalgono a 850 dollari) con quotazioni che hanno segnato nuovi minimi dall’aprile dello scorso anno.
Ci troviamo, quindi, con una soia a buon mercato e pronta per l’acquisto? Assolutamente no! Prima di intraprendere qualsiasi azione, dobbiamo capire i motivi di questo ribasso.
Fine marzo è da sempre uno dei momenti cruciali per la stagione agricola; in questo periodo vengono pubblicati due importanti report dell’USDA, il Dipartimento dell’agricoltura statunitense:
- Il Prospective plantings, che informa sulle intenzioni di semina degli agricoltori negli Stati Uniti.
- Il Grain stocks, che riporta trimestralmente le scorte di cereali presenti nelle aziende agricole e nei depositi all’ingrosso.
Da quel che risulta dal Prospective plantings, quest’anno gli agricoltori tenderanno a preferire la soia, destinando ben il 7,3 percento dell’area in più rispetto all’anno scorso, sottraendo 2,5 milioni di ettari alla semina di grano e mais.
È una preferenza abbastanza giustificata se si pensa che la soia presenta consumi in costante crescita e i prezzi l’anno scorso sono stati più favorevoli.
Una scelta però che potrebbe risultare penalizzante se si pensa che le scorte di soia on farms e off farms (nelle aziende agricole e nei depositi centralizzati) risultano del 13 percento più alte di un anno fa.
È evidente che se i consumi non riusciranno a segnare un’ulteriore spinta al rialzo i prezzi sono destinati a nuovi minimi, salvo danni al raccolto a causa di meteo avverso.
Pur con scorte consistenti per il grano, in aumento del 21 percento rispetto a un anno fa, e per il mais, in crescita del 10 percento nello stesso periodo, per questi due cereali la situazione appare meno grigia.
Al mais verranno infatti destinati 1,6 milioni di ettari in meno con un arretramento del 4,3 percento della superficie coltivata.
Ancora più accentuata la diminuzione dell’area coltivata a grano che perderà 1,7 milioni di ettari, corrispondenti all’8,2 per cento. Particolarmente marcato il disimpegno degli agricoltori statunitensi nei confronti del grano duro, le cui superfici caleranno del 16,9 percento.
Concludendo, quali approcci operativi si possono trarre da questi dati?
- La soia è altamente probabile che si mantenga debole, salvo sorprese meteorologiche; la direzione più probabile è al ribasso, ma attenzione alla forte volatilità e alla necessità di smaltire il forte ipervenduto. Possibile target a 9,25 dollari per bushel, ma già da 9,40 potrebbe sviluppare un rimbalzo, seppur temporaneo, verso 9,60 dollari.
- Il mais è pronto per tornare a salire verso 3,80-3,85 dollari per bushel, poi l’attenzione si dovrà spostare verso le fasi di progresso del raccolto.
- Il grano presenta ancora dati fondamentali troppo deboli per promettere un rialzo duraturo, ma si inizia a vedere la luce in fondo al tunnel. Per il momento sarebbe già un ottimo risultato riuscire ad agganciare 4,60 dollari per bushel.
Possiamo riassumere il tutto in una frase: troppa soia fa male, meglio pop corn.
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