Petrolio a buon mercato e le conseguenze collaterali

Petrolio a buon mercato e le conseguenze collaterali

Da quasi tre settimane le quotazioni del petrolio WTI si trovano a ridosso dell’importante soglia degli 80 dollari. Sinora le spinte al di sotto di questo limite sono state prontamente recuperate, ma non c’è dubbio che presto il supporto potrebbe cedere con un scivolamento iniziale contenuto, sino a 77,5 dollari, ma che potrebbe estendersi verso livelli che non si vedevano dal 2010-2011 (75-70 dollari).

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L’equilibrio tra domanda e offerta sta entrando gradualmente in surplus, con una produzione petrolifera di 90,8 milioni di barili al giorno e un consumo di 90,2 milioni di barili al giorno (dati EIA con inclusione di produzione e consumo in Iran).
Questa condizione di surplus viene evidenziata anche dall’appiattimento della curva forward, la linea di colore azzurro rilevata il 31 ottobre è ormai quasi perfettamente orizzontale e appare ben diversa rispetto alle altre rilevate in periodi precedenti.

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Può essere opportuno ricordare brevemente il significato di queste curve: in condizioni di mercato normale queste dovrebbero presentarsi con una linea crescente da sinistra a destra (curva in contango), mostrando prezzi maggiori man mano che le scadenze di consegna si allontanano.
In condizioni di domanda superiore all’offerta, viceversa, i prezzi a pronti risultano più alti di quelli a scadenza (curva in backwardation), esattamente come mostrato dalle curve di colorazione gialla, grigia e marrone rilevate nel corso degli ultimi sei mesi.

Stante le premesse la situazione sembrerebbe chiara e quindi ci farebbe pensare a un proseguimento dei ribassi che potrebbe durare anche diverso tempo; ma come spesso accade, non tutto è scontato come può sembrare.

Il calo del petrolio sarebbe motivato da una crescita economica non propriamente tonica e da condizioni geopolitiche sotto controllo.
A ben guardare, questo non sarebbe il caso: l’economia americana sta crescendo, tanto da aver determinato la chiusura del Quantitative Easing, mentre le tensioni geopolitiche in Medio Oriente (Isis), Israele (chiusura Spianata delle Moschee), Russia e Ucraina sono ben presenti.

Articoli internazionali hanno indicato il ribasso in una mossa dell’Arabia Saudita per fiaccare il ritmo di produzione americana dello shale oil (petrolio dalle rocce di scisto) che, avendo un costo di produzione compreso tra i 40 e i 70 dollari al barile, a questi prezzi potrebbe presto trovarsi in sofferenza.

O forse, invece, le quotazioni del petrolio costituiscono, insieme all’embargo, le due estremità di una manovra a tenaglia che vorrebbe soffocare la Russia. Gas e petrolio contribuiscono per oltre la metà delle entrate governative russe, con ricavi di oltre 171 miliardi di dollari e un calo del prezzo del petrolio da 100 a 80 dollari può causare una caduta del 2% del Prodotto interno lordo.
Al tempo stesso, ciò contribuisce a un indebolimento del rublo (-20% contro il dollaro negli ultimi 3 mesi), rendendo le merci russe più a buon mercato, ma senza sbocco per via dell’embargo, e più care le importazioni con un’ulteriore ripercussione sulla bilancia commerciale.

Ma in un mondo globalizzato, ogni azione comporta delle conseguenze collaterali: molti paesi produttori hanno calibrato da anni il proprio budget in base agli introiti derivanti dal Petrolio e gli stessi stati del Golfo Persico potrebbero presto finire in affanno.
Ancor più preoccupante il Venezuela, già ora sull’orlo del fallimento, mentre il Messico per ogni dollaro di calo del petrolio si trova con un minor introito di 300 milioni di dollari.

Concludendo, i prezzi del petrolio potrebbero anche scendere leggermente, ma ormai molte economie sono improntate per un mantenimento dei prezzi oltre la soglia degli 80 dollari al barile; prezzi strutturalmente inferiori a questa soglia potrebbero creare più scompensi ai conti statali dei benefici economici che ne potrebbero derivare.

Di investimenti in materie prime parleremo nel corso: Investire sui mercati finanziari, che si svolgerà a Carpi il 22-23 novembre, per il programma e ulteriori informazioni cliccare qui.

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Maurizio Mazziero
maurizio@mazzieroresearch.com

Fondatore della Mazziero Research, socio Professional SIAT (Società Italiana di Analisi Tecnica), si occupa di analisi finanziarie, reportistica e formazione e partecipa al Comitato di Consulenza di ABS Consulting. Coautore del nuovissimo libro “Le mappe del Tesoro”, ha scritto numerosi testi economico-finanziari, fra cui “Investire in materie prime” e “Guida all’analisi tecnica”. Viene spesso invitato come esperto di mercati ed economia a convegni, seminari e programmi radiotelevisivi; pubblica trimestralmente un Osservatorio sui dati economici italiani.viene spesso invitato come esperto di mercati ed economia in convegni, seminari e programmi radiotelevisivi; pubblica trimestralmente un Osservatorio sui dati economici italiani.

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