19 Lug Oro contro il logorio da stress test
Dopo il forte balzo favorito dall’esito della consultazione referendaria inglese (Brexit) l’oro si trova in una fase di consolidamento, con le quotazioni che si stanno avvicinando nuovamente alla zona di 1.300 dollari l’oncia.
I ritracciamenti dopo forti movimenti di prezzo sono sempre positivi, dato che spingono l’uscita dal trend degli investitori più deboli ed emotivi che si affrettano a realizzare i guadagni conseguiti; il rialzo successivo si può così sviluppare con basi più solide.
Possiamo inoltre affermare che, dopo un rialzo del 25% da inizio anno, l’oro abbia ormai archiviato la lunga fase discendente che l’ha interessato dal 2011 al 2015.
Ma quale potrebbe essere ora lo sviluppo dei prezzi?
Un attento esame del grafico ci permette di osservare come la media mobile a 50 periodi abbia attuato più volte un’azione di sostegno delle quotazioni, fornendo una base di appoggio per il proseguimento del trend rialzista.
Solo una volta il sostegno della media mobile è fallito, ma le quotazioni hanno poi recuperato nel giro di alcune sedute dopo aver testato il supporto di 1.200 dollari l’oncia.
È quindi probabile che le quotazioni, che hanno concluso l’ottava a 1.332 dollari, possano trovare una zona di reazione tra 1.305 dollari, dove si trova il supporto ex-resistenza, e 1.285 dollari dove passa la media mobile a 50 giorni.
Più complicato lo scenario qualora il ribasso dovesse proseguire, con le quotazioni che a questo punto tornerebbero nell’alveo di quella fascia di oscillazione compresa tra 1.200 e 1.285 dollari.
Poco probabili, almeno per il momento, spinte ancor più in profondità; dato che le incognite dei mercati sono presenti più che mai, soprattutto in Europa dove la pubblicazione degli stress test bancari il 29 luglio potrebbe riaccendere un periodo critico, come prova generale di un autunno che si preannuncia piuttosto caldo con le elezioni americane.
Il metallo giallo inoltre presenta un’assicurazione anche sulla svalutazione della moneta unica, sebbene si possa pensare il contrario per la spesso citata correlazione inversa con il dollaro; è sufficiente porre su un grafico le quotazioni dell’oro espresse in dollari e in euro per notare come, per un investitore europeo, il metallo giallo non si trovi lontano rispetto ai massimi di tutti i tempi, ma solo al di sotto del 10%.
L’oro si è mostrato un bene rifugio nel recente post-Brexit, è non vi è ragione per dubitare che, in dosi ragionevoli, continuerà ad essere utile nei portafogli anche contro il logorio degli stress test.
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