17 Ott Il pericoloso legame fra banche e titoli di Stato
Si cammina su un filo sempre più sottile. Il governo mostra di possedere insospettabili doti acrobatiche. Il consenso, si sa, è una sostanza stupefacente. «Inebria»…
Così inizia un articolo di Ferruccio De Bortoli su L’Economia de il Corriere della Sera di lunedì 15 ottobre; l’articolo è interressante in quanto descrive gli impatti dei titoli di Stato nel capitale delle banche e spiega come vi sia una relazione diretta tra aumento dello spread e dei rendimenti con il capitale e quindi l’andamento in borsa delle quotazioni bancarie.
L’articolo dal titolo Banche: se la sfiducia le mangia, chi compra Btp? si può leggere a questo Link.
Riportiamo di seguito anche il passaggio in cui si cita Andrew Lawford e la Mazziero Research:
Indebolendo con fuoco amico banche e assicurazioni, il governo falcidia la platea che acquista i propri titoli con i risparmi degli italiani. Anche in un’ottica meramente sovranista, appare una tattica suicida. «Il mercato— sostiene Andrew Lawford, partner di Mazziero Research, società specializzata che monitora i conti pubblici — guarda al rapporto tra l’esposizione al debito sovrano e il patrimonio netto soprattutto delle banche. Un progressivo deterioramento incide direttamente sul requisito minimo patrimoniale (Cet1) richiesto dalla Bce.
Crea problemi agli azionisti, ostacola lo smaltimento dei crediti in sofferenza, inaridisce i prestiti alle famiglie e alle imprese».Intesa Sanpaolo, la più grande banca italiana, ha perso dall’inizio dell’anno circa il 20% in Borsa. La capitalizzazione è oggi intorno ai 36 miliardi. Superiore, nonostante tutto, a quella di molti concorrenti internazionali.
Al 30 giugno aveva a bilancio 75 miliardi di titoli di stato italiani (28 di proprietà diretta, gli altri delle gestioni) a fronte di un patrimonio netto di 51.Monte Paschi, tra le più deboli, 21 miliardi di titoli di Stato con un patrimonio netto inferiore ai 9. Il gruppo Generali, sempre al 30 giugno, 64 miliardi a fronte di 26. La Cattolica 14 miliardi in titoli con poco più di due di patrimonio netto. Il filo che regge l’economia italiana è ancora più sottile e fragile.
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