Petrolio a prezzi di saldo. Come fare un PAC sul petrolio – Meglio pensarci bene prima di iniziarlo

Petrolio a prezzi di saldo. Come fare un PAC sul petrolio – Meglio pensarci bene prima di iniziarlo

Petrolio a prezzi bassi, più che scontati, ora sotto i 20 dollari.

La frase che vediamo sopra è la premessa, la causa è abbastanza nota ma possiamo così riassumere:

  1. La pandemia Covid-19 ha ridotto i viaggi e le attività produttive con un calo ingente della domanda di petrolio, che in precedenza si aggirava intorno ai 100 milioni di barili al giorno.
  2. Il fallimento dell’incontro OPEC+ di inizio marzo a Vienna con un mancato accordo tra Russia e Arabia Saudita ha spinto quest’ultima ad aumentare la produzione da 9,7 a 12,3 milioni di barili al giorno.
  3. Gli Stati Uniti continuano ad estrarre al ritmo di 12,3 milioni di barili al giorno, poco sotto i massimi di 13 milioni.
  4. Il nuovo accordo siglato dall’OPEC+ prevede una riduzione di 9,7 milioni di barili al giorno a partire da maggio, ma a fronte di un surplus che potrebbe aggirarsi tra i 10 e 15 milioni di barili.
  5. Altri produttori si dovrebbero associare a questo accordo fra cui gli Stati Uniti ma al momento non vi sono conferme al riguardo.
  6. Tutti questi accordi devono comunque essere valutati nei fatti, visto che spesso non vengono interamente rispettati

Tutto questo ha fatto precipitare il prezzo del petrolio WTI al di sotto dei 20 dollari, fermandosi al termine della seduta di venerdì 17 aprile appena sopra i 18 dollari al barile (grafico sotto).

 

 

Da qui nasce l’idea:

Perché non fare un PAC (Piano di accumulo)?

L’idea è buona, ma non lo sono altrettanto gli strumenti per metterla in pratica.

Escludendo i derivati (future, opzioni e CFD) che non sono idonei per il PAC resterebbero soltanto ETC o certificati.

Questi due strumenti replicano l’andamento dei prezzi dei future sulla materia prima sottostante, restituendo guadagno o perdita delle quotazioni una volta convertite da dollaro a euro.

Ma poiché i contratti future hanno una scadenza, l’emittente di ETC o certificati si preoccuperà di effettuare il roll over che consiste nella chiusura della posizione sul future in scadenza e apertura contestuale della posizione sul future con scadenza successiva.

La figura in alto a inizio articolo mostra la distribuzione dei prezzi dei future sul WTI (in rosso) e sul Brent (in verde) nelle varie scadenze per 12 mesi (il grafico si chiama curva forward dei future). La forma con una forte pendenza nel tratto iniziale si chiama in contango e come possiamo vedere per il WTI nel passaggio dal mese 1 al mese 2 la differenza è del 37%, che si porta al 61% nel mese successivo.

Queste percentuali costituiscono uno svantaggio per l’investitore, dato che l’emittente dovrà muoversi lungo questa curva per mantenere aperta la posizione nei vari mesi. La conseguenza sarà che il guadagno lo si otterrà solo se il petrolio aumenterà di prezzo per una percentuale superiore a quella della perdita da roll over (dopo aver considerato la conversione da dollaro a euro).

Per concludere, l’idea di fare un PAC sul petrolio iniziando a questi prezzi potrebbe essere intelligente, ma conoscendo bene come lavorano questi strumenti l’applicazione resta poco idonea per raggiungere i propri obiettivi e la possibilità di una perdita o di un guadagno molto inferiore alle aspettative è piuttosto concreta.

 

Addendum

Dai feedback che ricevo via mail e sui social pare che tutta questa spiegazione non sia sufficiente a distogliere il risparmiatore dal gettarsi nelle scommesse dei mercati finanziari e quindi sorge la domanda di quale azienda petrolifera abbia una correlazione il più vicino a 1 con il petrolio:

  1. Se correlazione ci può essere nel lungo termine non è detto che vi sia nel breve-medio termine, si riporta a tale scopo il confronto dell’andamento recente tra Royal Dutch Shell e WTI (grafico sotto).
  2. Le dinamiche delle aziende petrolifere non sono sempre coincidenti con l’andamento del petrolio. Le aziende sono infatti soggette a problematiche di produzione, criticità in base ai paesi dove prevale la produzione, quasi tutte hanno un’esposizione anche ad altre fonti energetiche (ad es. gas e rinnovabili), infine la capacità di finanziamento e l’impatto dei bassi profitti sui bilanci potrebbe sviluppare andamenti differenti.
  3. Il medesimo discorso può valere anche per ETF che replicano più aziende energetiche, in quanto il paniere potrebbe contenere aziende con business differente (upstream, downstream, componentistica ecc.)

 

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Maurizio Mazziero
maurizio@mazzieroresearch.com

Fondatore della Mazziero Research, socio Professional SIAT (Società Italiana di Analisi Tecnica), si occupa di analisi finanziarie, reportistica e formazione. Partecipa al Comitato di Consulenza di ABS Consulting, collabora con OROvilla per le dirette social settimanali e la redazione del mensile ORONews. Autore di numerosi libri, fra cui “Investire in materie prime” e “Guida all’analisi tecnica”, viene spesso invitato come esperto di mercati ed economia in convegni, seminari e programmi radiotelevisivi; pubblica trimestralmente un Osservatorio sui dati economici italiani.

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