16 Apr Il crollo dell’oro
Considerando il crollo dell’oro registrato negli ultimi giorni, abbiamo ritenuto necessario tornare sul discorso, nonostante la recentissima pubblicazione del terzo aggiornamento del nostro studio.
Chiaramente non abbiamo previsto questo movimento violento, anche se non abbiamo mai escluso la possibilità di vedere correzioni e oscillazioni più o meno forti. Chi ha letto il nostro report saprà benissimo che allocare tutto il proprio portafoglio in oro e società aurifere non è mai stato un nostro consiglio. Per citare una parte delle conclusione al nostro report, scritta più di un anno fa:
[Le nostre] “riflessioni non comportano la scelta di investire il 100% dei propri averi in oro; decisioni così radicali portano il germe dell’esagerazione e non è necessario agire in tal modo per proteggere il proprio potere d’acquisto nel lungo termine. È, altresì, probabile che, nonostante la crisi, molte aziende estranee al mondo aurifero sopravvivano, continuando a produrre risultati apprezzabili per i loro azionisti. Queste aziende meriteranno di essere la destinazione di buona parte dei nostri risparmi, e la Mazziero Research continuerà lo sforzo della loro scoperta. Ma è il mercato obbligazionario che nasconde le insidie più gravi per l’investitore, proprio a causa delle attuali politiche inflative. Forse proprio da questa categoria d’investimento, dovrebbero provenire i risparmi da destinare all’oro.”
Quelle parole esprimono benissimo l’idea che abbiamo dell’oro anche adesso, nonostante il crollo degli ultimi giorni. Ci si potrebbe contestare di aver avuto torto anche nell’allocare una piccola parte dei nostri portafogli al metallo giallo e alle società che lo producono; in effetti gli ultimi 12 mesi possono essere giudicati negativi per l’oro e, di conseguenza, per il nostro consiglio di acquistarlo. Ma il discorso, dal nostro punto di vista, è un altro: gestire i propri risparmi deve essere visto come una maratona, non una corsa di 100 metri. Si potrà giudicare bene tra qualche anno se il consiglio di investire sull’oro è stato sbagliato o meno.
Una fase di mercato come quella attuale può mettere a dura prova le proprie convinzioni, ma è il momento in cui gli investitori devono tirar fuori il meglio di sé, non cedendo né al panico, né alla tentazione di dare ragione a qualche guru che decreta la fine di un mercato piuttosto che un altro. C’è da diffidare di chi sostiene di sapere dove andranno i mercati; il futuro è ignoto a tutti.
Come ci si difende, quindi, da situazioni come quella attuale? Si diversifica (da sempre un consiglio della Mazziero Research) e si ragiona a mente fredda, preparandosi psicologicamente alle possibili conseguenze delle proprie decisioni. Chi avesse fatto queste due cose non vivrebbe un crollo dell’oro come un segnale del proprio fallimento; sarebbe stato nell’ordine naturale delle cose.
Inoltre ci preme anche riportare qui a beneficio di tutti i lettori il nostro modo di intendere il possesso di oro, di seguito un estratto delle conclusioni del terzo aggiornamento del nostro studio:
“[…] Il quadro macroeconomico continua a deteriorare e la “risoluzione” della situazione spinge sempre più verso uno scenario d’inflazione. L’insidia dell’inflazione per il risparmiatore non è da sottostimare ed è per questo che l’oro diventa necessario in ogni portafoglio prudente; funge da assicurazione contro i probabili effetti delle strategie adoperate dalle banche centrali del mondo.”
Quindi, come abbiamo più volte sottolineato anche negli audiocommenti, prima ancora che un investimento la detenzione di oro deve essere intesa come una sorta di assicurazione.
Vorrei spendere anche due parole sul concetto del rischio. Purtroppo, molte teorie d’investimento definiscono il rischio come volatilità. La volatilità non è un rischio per chi non ha un bisogno immediato dei soldi investiti. Il rischio, secondo la Mazziero Research, è la possibilità di svalutazione permanente dei soldi investiti.
Ma che cos’è successo e che cosa significa adesso?
Brevemente, da quello che si è riuscito a capire (e siamo debitori nei confronti di Grant Williams di Mauldin Economics per l’analisi), venerdì scorso ha visto arrivare una quantità enorme di contratti future in vendita al COMEX; circa 500 tonnellate per la precisione, che equivale a 16 milioni di once d’oro per un controvalore di $24,8 miliardi (considerando un prezzo di $1.550 l’oncia all’inizio della seduta). Chi è stato? Evidentemente qualcuno con delle tasche piuttosto profonde e che non aveva interesse (o possibilità) di vendere con tranquillità.
Adesso gli esperti indicano che il trend al rialzo è stato rotto e quindi l’oro si trova in un mercato orso. Quanto più in basso può andare? È difficile dire, ma un’indicazione può arrivare dalle società aurifere, che ultimamente vedono i loro costi complessivi d’estrazione viaggiare intorno a $1.000 – 1.200 l’oncia. Nulla vieta che il mercato esageri, portando il prezzo sotto questi livelli (soprattutto considerando le scorte enormi dell’oro che esistono), ma ci vuol tanta fantasia per pensare che le miniere continueranno a lavorare sotto costo per molto tempo.
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Posted at 12:54h, 23 Aprile[…] […]